Le frasi celebri di Antonio Cabrini

sulla storia, sul calcio, sulla vita

La Juventus non è solo la mia squadra del cuore. Non sono solo un tifoso mi sento un suo amante. Con la Juve sono cresciuto, lì ho passato gli anni più belli della mia vita. Ho dato il meglio di me e a volte, con grande incoscienza, sono anche andato oltre.

Il carisma dell’Avvocato Agnelli lo si percepiva in lontananza. Stava sempre vicino alla squadra, era informatissimo. E quando parlavi con lui ti accorgevi che di calcio ne capiva tantissimo.

Mi divertivo a fare diversi sport, ma era il calcio la mia passione vera. Non ho mai pensato al fatto di diventare qualcuno: ho giocato per divertirmi, quello che manca ai ragazzi di oggi. Spesso i genitori sono deleteri, perché esercitano troppa pressione.

L’unico rimpianto del mondiale del 1982 è quello di esserci accorti con ritardo di essere davvero forti, di poter arrivare in finale.

Non sono solo un tifoso, mi sento un suo amante. Con la Juve sono cresciuto, lì ho passato gli anni più belli della mia vita. Ho dato il meglio di me e a volte, con grande incoscienza, sono anche andato oltre

Nella Juve non ero ancora titolare, ma Bearzot [commissario tecnico della nazionale] volle vedermi all’opera prima del Mondiale in Argentina del ’78. Giocai un’amichevole a Verona contro la Scozia (0-0) e dopo la partita Bearzot mi dice: “ti porto ai Mondiali”.

Michel era un personaggio anche fuori dal calcio. Noi gli dicevamo che era più italiano di un italiano. Capiva immediatamente la situazione in campo e fuori. E prima degli altri sapeva cosa doveva fare.

A vent’anni fai le cose e basta. A trenta, conti fino a 10 e le fai lo stesso. A quaranta conti fino a 100 e ovviamente le rifai. A cinquanta ti guardi indietro e ti chiedi: sarà stato giusto farle? A sessanta non ci pensi più

[Da bambino] passavo le giornate a tirare il pallone contro un muro. Il muro mi restituiva sempre la palla e quello che succedeva dipendeva solo da me. Ho capito, anni dopo, che quel muro si comportava come la vita. Comunque, feci il provino per le giovanili della Cremonese. A casa mia ne sapevano così poco di calcio che mamma, per l’occasione, mi comprò un completo da basket. Scesi in campo e tutti gli altri ragazzini ridevano.

La paura è una delle sette emozioni universali di cui l’uomo ha bisogno a tutela della sua sopravvivenza. Non esistono emozioni buone o cattive bensì emozioni funzionali o disfunzionali allo scopo: la paura è una di quelle vissute come negative ma che, in realtà, ci serve moltissimo; ci permette di essere pronti a reagire, ci aiuta ad imparare dai nostri errori, ci obbliga a fare qualcosa di diverso per vincerla.

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